INTRODUZIONE
L'adozione consiste in un patto reciproco, in cui ci si adotta a vicenda: i genitori hanno bisogno di un figlio per sentirsi finalmente una “famiglia”, ed il bambino necessita di due genitori per essere finalmente figlio.Essa rappresenta un percorso in cui sono presenti molte gioie , ma anche diverse difficoltà, e nel quale risulta essere indispensabile l’analisi dei risvolti psicologici ,che ruotano attorno a tale processo.Adottare un bambino è sicuramente un gesto d’amore verso il minore, ma rappresenta anche la soddisfazione di un desiderio per la coppia stessa, che molto spesso arriva a questa decisione dopo un percorso doloroso , legato all’elaborazione del lutto relativo alla diagnosi di sterilità .
Ma adottare un bambino va al di là del bisogno di compensazione di una propria condizione, riguarda il portare avanti la storia delle generazioni facendo diventare familiare un origine diversa.La costruzione della genitorialità adottiva si presenta come un processo lungo che si snoda nel tempo, caratterizzato da dubbi, timori, angoscie che la coppia si trova ad affrontare prima, durante, ma anche dopo l'arrivo del bambino.Sta ai genitori adottivi cercare gli strumenti per far sì che la loro famiglia entri a far parte della realtà e si inserisca nel mondo. Essi dovranno combattere contro molti pregiudizi come quello della consanguinità e quello raziale.
In quest'ottica il percorso adottivo si presenta come un atto psicologicamente complesso in cui si intrecciano differenti dinamiche che necessitano di analisi ed attenzione .In questo capitolo ho voluto porre rilevanza alle dinamiche psicologiche dei genitori, partendo dalle motivazioni che spesso stanno alla base della scelta adottiva, analizzando la stretta relazione tra sterilità ed adozione, passando per la rappresentazione mentale del figlio immaginato, valutando quelle che spesso sono le aspettative e i timori legati al primo incontro ed all'accoglienza del minore, fino ad arrivare ad analizzare il tema dell'attaccamento e delle difficoltà relative al confronto con il fantasma della origini.
LA SCELTA ADOTTIVA
Molto spesso, la coppia arriva ad intraprendere la scelta verso il percorso adottivo dopo aver vissuto l'esperienza di lutto relativa alla diagnosi di sterilità.La condizione di infertilità, infatti, porta i coniugi ad affrontare una situazione di forte scompenso, caratterizzata da sentimenti di frustrazione ed angoscia, che vanno ad influire sulla vita di relazione, sulla sfera sessuale e sul benessere e la salute psico-fisica di entrambi i partners.Nella donna sterile si riscontra, spesso un calo dell'autostima legato a sentimenti di incompletezza; è frequente in questi casi che il soggetto in questione arrivi a mettere in discussione la propria femminilità e perda il controllo del proprio corpo.Nell'uomo, l'incapacità riproduttiva viene associata ad una mancanza di virilità, esso arriva ad autosvalutare la propria mascolinità e reagisce, di frequente alla diagnosi manifestando sentimenti di rifiuto (Daniluk, 1997).Sorpresa, rabbia, isolamento, rifiuto, senso di colpa e dolore sono appunto i sentimenti che caratterizzano la reazione alla comunicazione della diagnosi di sterilità sia per l'uomo che per la donna, in questi casi è fondamentale che in entrambi i soggetti interessati avvenga la risoluzione, ovvero, il momento in cui i due partner iniziano a vedere la propria sterilità non più come una menomazione ma come una condizione, primo passo importante verso il ritrovamento della serenità.Inoltre, con l'introduzione di nuove tecnologie ed il progresso scientifico nel campo della procreazione, accade spesso che le coppie che arrivano a far domanda di adozione, oltre ad aver vissuto il lutto della sterilità, si trovano ad aver subito frustrazioni ed ulteriori lutti relativi ai tentativi di procreazione assistita falliti.In questi casi è importante valutare che la scelta adottiva non rappresenti un ultima spiaggia e che la coppia sia riuscita in qualche modo a superare i propri disagi psichici.
La decisione di adottare, in questi casi, anche se a lungo meditata, non rappresenta una risoluzione delle problematiche che si erano verificate in precedenza, per fa sì che ciò avvenga è quindi, indispensabile che in entrambi i coniugi, vi sia stata un vera e propria elaborazione del lutto e che le frustrazioni e le sconfitte vissute in relazione alla propria incapacità di procreare abbiano trovato una risoluzione.Tutto ciò è fondamentale, in quanto permette di evitare che i genitori proiettino sul bambino tanto desiderato, le proprie frustrazioni e richieste affettive, nel tentativo di lenire in qualche modo vecchie ferite.Inoltre è necessario che nei genitori, intrapresa la scelta adottiva, vi sia la consapevolezza che non ci siano differenze tra l'allevare un figlio adottivo ed un figlio biologico; in quanto adottare “bene” un bambino vuol dire farlo diventare a tutti gli effetti il proprio figlio, superando gli ostacoli relativi all'ideologia tradizionale di famiglia, composta per antonomasia da due coniugi uniti in matrimonio e dai loro figli.
IL FIGLIO IMMAGINATO: aspettative e timori
Nel momento in cui è avvenuta la scelta dell'adozione, i genitori iniziano a prefigurare nella propria mente l'immagine del figlio che verrà.
La rappresentazione mentale, immaginativa del figlio non appartiene esclusivamente alle coppie che scelgono il percorso adottivo, ma a tutti coloro che attendono un bambino proprio.
Nello specifico dell'adozione, i genitori inizieranno a porsi domande del tipo:quanti anni avrà? Cosa avrà ereditato dalla famiglia d'origine?in che tipo di ambiente è vissuto? Etc..
Tutti questi quesiti, ovviamente non troveranno risposte immediate e quindi l'immagine del figlio tanto desiderato andrà a corrispondere sempre più alle aspettative dei genitori che non alla realtà stessa.
La rappresentazione mentale del bimbo atteso assumerà un ruolo importantissimo nel momento in cui arriverà il bambino vero, in quanto le due figure, immaginativa e reale, verranno inevitabilmente messe a confronto e non è detto che il figlio adottato venga preferito a quello fantasticato .
La paura che le proprie aspettative non vengano pienamente soddisfatte crea nella coppia sentimenti di ansia ed angoscia e può portare i due genitori a negare la presenza di dubbi e preocupazione nei riguardi della riuscita dell'adozione.
É invece importante che i due coniugi vengano aiutati ad esprimere le proprie angoscie, preocupazioni, dubbi, e che questi trovino delle risposte.
Tuttavia la coppia teme anche altri fattori relativi ad esempio ai modi di vivere, alle abitudini, ai tratti caratteriali ed alle predisposizioni, che il bimbo può aver appreso dalla propria famiglia d'origine e dal proprio paese natale.
Aspettative, ansie e timori, hanno quindi un ruolo importante nella costituzione del nucleo adottivo, ed è quindi fondamentale che la coppia riesca a vedere la situazione in quelli che sono i suoi termini reali.
LE PROBLEMATICHE LEGATE ALL'INCONTRO
Il primo incontro, così come l'impatto dell'inserimento del bambino nella nuova famiglia porta in sé una serie di problematiche, relative ad una estraneità reciproca iniziale che necessita di comprensione ed accettazione reciproca.
Le dinamiche psicologiche e relazionali che si formano all'inizio dell'esperienza adottiva assumono un ruolo fondamentale per far sì che la nuova famiglia arrivi a stabilire un proprio nucleo sano ed equilibrato.
È quindi importante che si arrivi ad un adattamento reciproco. Per quanto concerne i genitori adottivi le difficoltà relative alla differenza ed al confronto tra bambino immaginato e bambino reale, si associano a quelle legate al confronto tra la loro immagine di sé ed il loro reale atteggiamento verso il figlio.
L'arrivo di una persona in famiglia, anche se tanto attesa e desiderata, crea la rottura di un equilibrio la cui stabilizzazione, specialmente nel percorso adottivo, avviene spesso con difficoltà.
Ciò dipende sicuramente dal tipo di disponibilità che i due coniugi hanno investito nel processo adottivo.
Frequentemente, infatti, la scelta adottiva viene intrapresa dalla donna, che vede nella possibilità di avere un figlio la realizzazione di se stessa, così spesso il marito acconsente di aderire all'adozione per far sì che la moglie raggiunga il proprio desiderio; conseguentemente egli accetta anche che la moglie dedichi tutte le attenzioni al figlio,anche se poi accade molte volte che esso stesso venga visto dal padre come un rivale, come qualcuno con cui dover condividere qualcosa che riteneva essere esclusivamente suo. In altri casi invece può accadere che il padre assumi un atteggiamento di tipo autoritario, definendo ruoli e competenze ben precise all'interno del nucleo familiare, in modo da assicurarsi uno spazio proprio. In tutte e due le situazioni così come in ogni altra soluzione in cui non vi sia un adattamento reciproco si genera all'interno della famiglia una tensione che porterà i membri ad adottare comportamenti inadeguati.
Risulta quindi essere di fondamentale importanza per far in modo che si arrivi ad un assestamento, alla raggiunta di un nuovo equilibrio familiare, che tra i vari membri che compongono il nucleo vi sia disponibilità ed accettazione dell'altro,e per far sì che ciò avvenga è importante che i due coniugi arrivino alla scelta adottiva pienamente convinti e consapevoli, e che essa non rappresenti esclusivamente una scelta egoistica che soddisfi il desiderio di inferiorità legato all'impossibilità di procreazione.
Dei genitori che si rendono disponibili alla modifica dei rapporti familiari in funzione delle esigenze e dei bisogni del bambino, raggiungeranno una condizione di consolidamento familiare e aiuteranno il figlio ad adattarsi e a crescere all'interno del nucleo stesso.
ADOZIONE ED ATTACCAMENTO:
Il problema dell'attaccamento, rappresenta sicuramente uno dei timori più diffusi tra i genitori adottivi.
In particolare le paure sono legate alla possibilità che il minore non possa in qualche modo legarsi ai genitori; insorgono così dubbi del tipo: cosa avviene all'attaccamento quando c'è di mezzo un adozione? Fino a che età un figlio può legarsi ai suoi genitori adottivi?
Ovviamente non esiste una risposta univoca a queste domande, in quanto ogni soggetto è a sè, ogni bambino agisce e reagisce in base alla propria storia ed alla propria età.
E' necessario che i genitori sappiano che anche i bambini più piccoli hanno costituito dei legami e che questi hanno avuto un influenza rilevante sulla costruzione dell'immagine di sé e sugli schemi di comportamento.
Inoltre la rottura di tali legami rappresenta per il bambino un momento di criticità che andrà ad influire su i suoi futuri rapporti con nuove figure di attaccamento.
John Bowlby e Mary Aisworth, presentando la teoria dell'attaccamento, sottolineano l'importanza della relazione tra genitore e figlio nella primissima infanzia, evidenziando come la formazione del legame, il suo mantenimento e l'eventuale interruzione, vadano ad influire sull'evoluzione del mondo mentale del bambino stesso.
I genitori adottivi che temono di non riuscire ad instaurare un legame di attaccamento con il figlio devono tener presente che il bambino può aver sviluppato tipologie di attaccamento diverse nel corso della sua crescita.
Vi possono essere: bambini non attaccati, cioè che non hanno mai instaurato un legame di attaccamento nelle prime fasi di vita, bambini che non sono stati abbastanza tempo con una figura per sviluppare un legame di attaccamento abbastanza forte e che quindi hanno sviluppato una tipologia di attaccamento inadeguato, oppure vi possono essere bimbi traumatizzati in cui si era instaurato un legame di attaccamento nelle prime fasi di vita, ma che poi è stato distrutto a causa dei maltrattamenti, abusi, e abbandoni subiti.
La possibilità quindi che un bambino presenti problemi di attaccamento dipende dalla tipologia e dalle caratteristiche degli attaccamenti iniziali, dall'età in cui è avvenuta la separazione o la rottura e dal suo temperamento.
Ad ogni modo, indipendentemente dalla tipologia di attaccamento instauratasi precedentemente (sicuro, insicuro, insufficiente, ansioso, inesistente), tutti i bambini siano essi molto piccoli o più grandicelli,, hanno la necessità di formare un legame con le nuove figure di riferimento attraverso la presenza , il dialogo e il contatto fisico.
L'attaccamento è un processo bidirezionale in cui anche i genitori si legano emotivamente ai figli, e ciò avviene frequentemente con una maggior rapidità e con le modalità e lo stile che gli sono proprie.
La formazione del legame affettivo è un passaggio fondamentale sia nelle famiglie naturali che in quelle adottive.
Anche in quest'ultime quindi, si forma il legame di attaccamento e non è detto che questo non sia forte ed efficace.
Al processo di attaccamento segue ed è necessario che vi sia quello del distacco, è infatti importantissimo che i genitori aiutino il loro bambino a diventare autonomo.
I genitori assumono una funzione di fondamentale importanza, essi infatti diventano determinanti nel processo di crescita del bambino, in quanto con i loro atteggiamenti, scaturiti dalle proprie esigenze ed aspettative, possono favorire l'allontanamento del figlio ma anche ostacolarlo e rendere difficile o impossibile, il raggiungimento dell'autonomia.
Le difficoltà del distacco possono essere legate al fatto che vi sia da parte dei genitori il terrore dell'abbandono da parte del figlio. Questi timori possono essere collegati: alla presenza nei coniugi di sentimenti di inadeguatezza a svolgere il proprio ruolo genitoriale, al timore del giudizio altrui sulle proprie capacità di ricoprire il ruolo di genitore, ma possono essere collegati anche alla paura di perdere qualcosa di tanto cercato e desiderato che soddisfi la propria necessità di raggiungere uno stato di completezza.
Per far in modo che il bambino arrivi ad acquisire la capacità di organizzarsi autonomamente è necessario che i genitori accettino la presenza di differenze tra i propri bisogni e quelli del bambino rispettando gli uni e gli altri.
IL FANTASMA DELLE ORIGINI
Uno dei problemi difronte ai quali il genitore si trova in estrema difficoltà è quello delle origini.
È giusto che il bambino adottato a pochi mesi, sappia la verità? Come e quando la realtà delle sue origini gli va svelata? Forse è meglio evitare la rivelazione?
Il segreto dell'adozione va evitato per diversi motivi.
Innanzitutto il segreto può nel corso del tempo essere scoperto e se ciò dovesse accadere provocherebbe nel figlio reazioni talmente forti che è molto meglio cercare di evitare che ciò accada.
Un figlio che scopre che i suoi genitori gli hanno mentito, a cui sono state nascoste le proprie vere origini si sente tradito, smarrito, perde fiducia in quelle che per lui erano le persone di riferimento.
Da parte loro i genitori spesso preferiscono tenere segreta l'adozione a causa di diverse paure.
Le motivazioni che possono portare i due coniugi a non parlare col figlio delle sue vere origini possono essere legate al tentativo di proteggerlo in qualche modo , di metterlo al riparo da imbarazzi, problemi nei rapporti con gli altri.
Il segreto può essere mantenuto anche e soprattutto per paura di perdere quel figlio per tanto tempo desiderato, di rivivere il dramma che si cela dietro la propria condizione di sterilità.
Un altra motivazione che può portare i genitori adottivi a tacere, è la percezione, conscia o inconscia, di una propria inferiorità rispetto alla famiglia biologica; questo tipo di timore è riconoscibile soprattutto in quelle coppie che tendono spesso a sottolineare come non vi sia assolutamente alcuna differenza tra genitori naturali ed adottivi. Ciò è sbagliato in quanto la differenza c'è ,esiste, ma non significa assolutamente che l'adozione rappresenti una condizione di inferiorità.
I genitori adottivi hanno spesso paura di perdere l'affetto e la fiducia del figlio, senza rendersi conto che il legame che quest'ultimo può sentire verso la famiglia d'origine non toglie nulla all'amore ed all'affetto che egli prova per loro.
Un altro timore piuttosto frequente tra le coppie che hanno adottato un bambino e devono comunicarlo è quello del trauma, temono che il figlio rimarrà traumatizzato, senza accorgersi che in realtà sono i segreti ad essere spesso distruttivi e che una comunicazione aperta premia sempre.
Nonostante queste motivazioni siano in qualche modo comprensibili tutto ciò è sbagliato: il minore ha il diritto di conoscere la verità sulle proprie origini, inoltre i rapporti fondati sulla sincerità sono sicuramente più sani e costruttivi di quelli che si basano sulle bugie.
Una verità nascosta, celata per molti anni può sfuggire al controllo, ed il bambino stesso può percepire che nella sua famiglia si sta nascondendo qualcosa. Un figlio può scoprire la verità anche casualmente e come specificato in precedenza ciò causerebbe sentimenti e reazioni difficili da gestire.
La scoperta di essere stato adottato genera emozioni intense come la sensazione di perdere i propri punti di riferimento, ci si sente traditi, ingannati ,non rispettati .
É importante quindi che i genitori comunichino al proprio figlio le sue origini, tale condizione suscita ansie e preocupazioni, ma ad ogni modo un genitore adottivo deve essere pronto ad affrontare questo argomento e se il tema lo disturba può affidarsi ad uno psicologo esperto della post-adozione. É infatti importantissimo che i due coniugi siano sereni in modo tale che riescano a trasmettere tale condizione al figlio e che la rivelazione dell'adozione non rappresenti un evento difficile e imbarazzante ma semplicemente una condizione da affrontare.
CONCLUSIONI
Diventare genitori rappresenta uno degli eventi più importanti che segnano la vita di una persona. Doversi prendere cura di un bambino cambia le abitudini e la stessa visione del mondo. L'ingresso di una nuova persona in famiglia crea lo sconvolgimento di un equilibrio al quale segue un nuovo assestamento, obbliga a una ridefinizione del proprio stile di vita, della modalità e dei ruoli all'interno del nucleo familiare.
Tutto ciò avviene in ogni famiglia che attende un figlio sia essa biologica o adottiva. Nella genitorialità infatti nulla è scontato, essa si conquista passo dopo passo. Non esistono genitori perfetti, ma vi sono genitori “veri”, che riescono a trovare dentro se stessi le risorse necessarie per accudire, crescere e tutelare un figlio. Per cui quando una coppia cerca un bambino è necessario che sia pronta e sufficientemente matura per intraprendere il ruolo di genitore.
I coniugi che spesso si affacciano al percorso adottivo, si portano dietro il disastro derivante dall'esperienza di sterilità.
Una coppia che scopre la propria condizione di infertilità si trova ad affrontare un vero e proprio lutto che necessita di essere elaborato e solo quando si è arrivati alla risoluzione psichica della propria condizione si è pronti ad intraprendere il cammino dell'adozione.
Perchè l'adozione riesca è necessario che le motivazioni alla base di tale scelta siano psicologicamente “sane”, perchè è inutile negarlo il percorso adottivo è difficile e i nuovi genitori si trovano a vivere ansie timori e preocupazioni.
Partendo quindi dall'analisi delle varie dinamiche psicologiche che la coppia spesso esperisce ho voluto tracciare un breve percorso che parte dalla scelta di adottare ed arriva alle problematiche legate alla rivelazione delle vere origini del bambino.
Mi auguro in questa breve trattazione in cui le cose da dire sarebbero ancora molte, di aver stimolato l'interesse scientifico nei confronti di tale argomento e di aver evidenziato come non solo chi viene adottato ma anche chi decide di adottare necessita di attenzione e di sostegno psicologico lungo tutto il percorso adottivo.
a cura della Dr.ssa Valentina Bimbi