Secondo il National Health and Medical Research Council NHMRC la fase che segue la nascita contrariamente all’immagine comune che vede la donna in uno stato idilliaco caratterizzato da serenità e felicità, rappresenta un periodo di crisi e transizione che può portare all’insorgenza, aggravamento o ricaduta di disturbi affettivi.La donna dopo il parto si trova a vivere un momento di transizione emotivamente molto delicato in cui può provare sentimenti di inadeguatezza, autocolpevolizzazione, smarrimento e quant’altro.
Il 30-85% delle puerpere manifesta un quadro sintomatologico conforme al maternity blues ( quadro sindromico di lieve entità, che esordisce a circa 3-5 giorni dal parto e regredisce entro il 10° giorno).Il 10% delle donne con anamnesi negativa per i disturbi dell’umore e il 15% delle donne che hanno sofferto in precedenza di tali disturbi manifesta una depressione post-partum (sindrome ad esordio tardivo, 2-3 mesi dopo il parto di entità e compromissione più grave).Lo 0,1-0,2% sviluppa una psicosi puerperale caratterizzata da una sintomatologia molto compromettente e più grave rispetto alle precedenti.
Nell’espressione dei sintomi, oltre alle modificazioni ormonali, intervengono variabili psicologiche, variabili medico-cliniche e fattori socio-ambientali.Studi riportati in letteratura evidenziano come il tipo di parto sia una variabile significativa rispetto all’insorgenza di problematiche psicologiche (De Costa et coll, 2004) ,in particolare si ritiene che più il parto è traumatico, inaspettato (parti in condizioni di emergenza) , maggiori sono i rischi di sviluppare problemi di tipo psicologici.Inoltre è dimostrato che un’ anamnesi positiva per disturbi premestruali di natura psicologica e/o fisica correla con una maggior sintomatologia riferita in gravidanza, coerentemente con l’ipotesi di una maggior sensibilità interindividuale alle variazioni ormonali (Dennerstein, Morse, Varnavides, 1988). Relativamente allo studio dell’influenza delle variabili psicologiche è stato dimostrato che le donne che hanno sofferto di disturbi psichiatrici precedentemente alla gravidanza, sembrano essere maggiormente a rischio di disturbi caratteristici del post-partum (Campbell et al.,1992;O’Hara,1994; Watson et al.,1984).Per quanto riguarda le variabili socio-ambientali la letteratura scientifica ci dice che l’assenza di sostegno sociale si associa ad un aumento dei livelli di depressione post-partum (Campbell et al., 1992; O’Hara et al.,1983).
Tali dati sono molto significativi, ma a questo punto rimane aperta la domanda su come aiutare le neomamme ad affrontare questa fase così delicata.
Il primo passo da compiere è quello di offrire alla donna un giusto approccio assistenzialistico, che la aiuti ad affrontare il momento di transizione e che le possa fornire gli strumenti idonei che la portino aritrovare un corretto adattamento psichico e pratico alla nuova situazione.
Concludendo, ritengo sia importante sottolineare che quando nasce un figlio, nasce anche una madre, bisognosa di sostegno e contenimento affettivo.Sicuramente i dati disponibili in letteratura evidenziano la necessità di interventi personalizzati e vista la natura multifattoriale e multidimensionale dei disturbi psicologici caratteristici del post-partum si ritiene importante, che attraverso un lavoro di equipe tra i diversi specialisti coinvolti, si concretizzi un approccio olistico finalizzato al benessere psico fisico complessivo della donna in gravidanza e nel post-partum.
Tratto da :(Delt@ Anno VII, N 76 - 78 del 9 - 11 Aprile 2009)
a cura della Dr.ssa Valentina Bimbi