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I NOSTRI FIGLI: BULLI O VITTIME TRA I BANCHI DI SCUOLA

La ricerca in psicologia dello sviluppo negli ultimi decenni ha rivolto una crescente attenzione alle relazioni fra pari nel contesto scolastico, riconoscendo il ruolo che tale opportunità riveste per lo sviluppo sociale, cognitivo ed affettivo...
La ricerca in psicologia dello sviluppo negli ultimi decenni ha rivolto una crescente attenzione alle relazioni fra pari nel contesto scolastico, riconoscendo il ruolo che tale opportunità riveste per lo sviluppo sociale, cognitivo ed affettivo...

La ricerca in psicologia dello sviluppo negli ultimi decenni ha rivolto una crescente attenzione alle relazioni fra pari nel contesto scolastico, riconoscendo il ruolo che tale opportunità riveste per lo sviluppo sociale, cognitivo ed affettivo del bambino. I bambini che manifestano difficoltà di competenze o di relazione con i compagni in classe presentano infatti una probabilità due volte superiore rispetto alla popolazione normale di incorrere in problemi di adattamento psico-sociale in età adulta. Come risultato dai tanti contributi scientifici finora prodotti, sicuramente esiste una correlazione tra i comportamenti prepotenti e l’atmosfera familiare (in particolare gli stili educativi messi in atto dai genitori). I bambini che vivono in famiglie in cui regnano violenza e sopraffazione, hanno maggiori probabilità di altri di interiorizzare schemi di comportamento disadattivi e di riproporre in ambiti diversi da quello familiare, le stesse modalità di rapporto di cui hanno fatto esperienza precoce. Il bullismo si configura come un insieme di comportamenti con carattere di intenzionalità e di persistenza nel tempo, che non possono attuarsi se non all’interno di uno specifico contesto relazionale e dinamico di disequilibrio di potere, in cui bulli e vittime sono entrambi coinvolti. E’ solo all’interno di questo contesto che possono verificarsi e perpetuarsi nel tempo quegli atti di prevaricazione fisica e/o psicologica che costituiscono i caratteri. Si possono distinguere prepotenze dirette e indirette : Dirette: sono manifestazioni più aperte, visibili di prevaricazione nei confronti delle vittima e possono essere sia di tipo fisico (colpi, pugni, calci) sia di tipo verbale (minacce, offese). Indirette: sono più nascoste, sottili e per questo spesso più difficilmente rilevabili; gli esempi più frequenti sono l’esclusione dal gruppo e la diffusione di calunnie sui compagni. Per capire meglio se nostro figlio è coinvolto in questo tipo di dinamiche, come vittima o come persecutore, possiamo delineare una serie di peculiarità che contraddistinguono i due ruoli. Nel bullo ad esempio la caratteristica più evidente del comportamento è chiaramente quella dell'aggressività rivolta verso i compagni, ma molto spesso anche verso i genitori e gli insegnanti. I bulli hanno un forte bisogno di dominare gli altri e si dimostrano spesso impulsivi. Vantano spesso la loro superiorità, vera o presunta, si arrabbiano facilmente e presentano una bassa tolleranza alla frustrazione. Manifestano grosse difficoltà nel rispettare le regole e nel tollerare le contrarietà e i ritardi. Tentano a volte di trarre vantaggio anche utilizzando l'inganno. Si dimostrano molto abili nelle attività sportive e di gioco e sanno trarsi d'impaccio anche nelle situazioni difficili. Le vittime sono per lo più soggetti sensibili e calmi, anche se al contempo sono ansiosi ed insicuri. Se attaccati, reagiscono chiudendosi in se stessi o, se si tratta di bambini piccoli, piangendo. Talvolta soffrono anche di scarsa autostima ed hanno un'opinione negativa di sé e della propria situazione. Solitamente le vittime vivono a scuola una condizione di solitudine, di isolamento e di abbandono. Manifestano particolari preoccupazioni riguardo al proprio corpo: hanno paura di farsi male, sono incapaci nelle attività di gioco o sportive, sono abitualmente non aggressivi e non prendono in giro i compagni, ma hanno difficoltà ad affermare se stessi nel gruppo dei coetanei. Il rendimento scolastico è di vario tipo e tende a peggiorare nella scuola media. Queste caratteristiche sono tipiche delle vittime definite passive o sottomesse che segnalano agli altri l'insicurezza, l'incapacità, l'impossibilità o difficoltà di reagire di fronte agli insulti ricevuti. Le cronache di tutti i giorni, sottolineano come spesso il fenomeno del bullismo venga sottostimato, trascurato, taciuto da chi lo subisce e non riconosciuto o sottovalutato dagli insegnanti, al punto che possa aggravarsi fino a sfociare in atti di violenza estrema. Essendo il problema del bullismo un fenomeno universale, che si può verificare nelle scuole ma anche in tutti quei contesti in cui i ragazzi si riuniscono in piccoli o grandi gruppi, è necessario a livello familiare incentivare la comunicazione genitori-figli ed inoltre a livello scolastico è importante parlare con le insegnanti, informarsi su come i nostri bambini si comportano a scuola e sule loro modalità relazionali rispetto ai pari. Partendo quindi dalla necessità di interventi personalizzati e vista la natura multifattoriale e multidimensionale del fenomeno, si rende necessaria una valutazione a più dimensioni ed un intervento multidisciplinare nella diagnosi e nella cura dei disturbi che si celano dietro al fenomeno del bullismo.

TRATTO DA: (Delt@ Anno VII, N. 149-150 del 10-11 Luglio 2009)


a cura della Dott.ssa Valentina Bimbi